Orsini e Marini, due “cantastorie” per Wilde

UnknownMilano. Il testo è la splendida “Ballata del carcere di Reading” di Oscar Wilde. La regia, volutamente “nuda” per regalare maggior spessore a musica, canto e parole, è di Elio De Capitani. Sul palco due “cantastorie”, Umberto Orsini e Giovanna Marini. Di scena fino al 18 maggio all’Elfo Puccini, uno spettacolo tenue che parte dall’idea di straniamento brechtiano: Orsini legge per sottolineare la sua alterità rispetto al personaggio. Perché per raccontare quello che è il “manifesto contro la pena di morte” un leggero distacco serve per non cedere alla banalità. Orsini punta sulle parole, sulle singole sillabe per “cantare” la storia di Wilde, recluso, che assiste impotente all’impiccagione di un uomo che “ha ucciso la cosa che ama”. A fargli da contraltare, in un continuo rimbalzo di emozioni, la chitarra e la voce della Marini che per quest’opera ha scritto vere e proprie ballate. Dalle parole accompagnate dalla musica nascono così i colori del dolore e della sofferenza.

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