Si può essere animalisti a intermittenza?

FILE -- In this photo from files taken on July 2, 2010, the horses of the Leocorno and Aquila neighborhoods collide and fall during the Palio, the famous break-neck bareback horserace around Siena's main piazza. The death of a horse training for the Palio has reignited a debate over Siena's famed bareback horse race, with the Italian tourism minister saying the event might be reconsidered and animal rights groups calling for a suspension. The horse Messi smashed into a wall during training Friday and died soon thereafter, according to the website of Siena's city hall. The race around Siena's main piazza is a massive tourist draw. But critics say it is cruel and dangerous to animals.Tourism Minister Michela Brambilla said

Siena. Da una parte la realtà. Quella quotidiana che si vive in strada. Dall’altra quella che si intravede in Rete, spesso più dura di quella reale. Da una parte il Palio di Siena dove muoiono cavalli “tirati” dai loro fantini fino all’impossibile. Muoiono sotto gli occhi di alcune centinaia di persone. Qualche tg darà la notizia e via, si subito passa ad altro. Dall’altra video di tori che incornano il torero facendolo a pezzi o scene di cani bruciati vivi e gatti squartati “sparati” su internet come se tutto ciò fosse ordinaria amministrazione.

Si tratta sempre di animali ma la reazione di chi assiste è diversa visti i numeri delle visualizzazioni che alcuni siti raggiungono.

Di fronte al cavallo che muore al Palio di Siena – l’ennesimo – ci si indigna e tutti a scrivere che queste “manifestazioni barbare” devono essere messe al bando, che la vita dell’animale va tutelata, che non si può assistere a certe scene. Dall’altra, l’orribile voyeurismo di chi non si perde nemmeno un solo secondo di quei video in cui si fanno a pezzi gli animali e – anzi – li diffonde a più non posso attraverso i social. Occhio: non sto assolutamente dicendo che bisogna adottare una sorta di censura per quelle atrocità diffuse attraverso i video (anche perché, se così fosse, molti siti chiuderebbero bottega). Penso soltanto che dobbiamo decidere – noi – da che parte stare, una volta per tutte.

Delle due, l’una. O siamo animalisti e allora dobbiamo sconvolgerci allo stesso modo per il cavallo morto in gara e per il cane bruciato vivo trasmesso in Rete. O riteniamo che queste cose possano succedere e non gridare allo scandalo a fasi alternate. Perché dietro questi eventi c’è sempre la stessa matrice: quella di un essere umano (per modo di dire) che sevizia, maltratta e uccide in modo orribile un animale che non può difendersi. Stare dalla parte degli animali una tantum non vale granché. Forse sarebbe il caso di bloccare le “manifestazioni barbare” e di denunciare e non diffondere quei video atroci. Cerchiamo di non essere come gli interruttori: oggi mi indigno e domani corro a godermi lo spettacolo di un cane impalato vivo. La coerenza, a volte, può essere utile.

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